CONTROSTORIA | I “cuntaturi” nell’epoca dello storytelling

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CONTROSTORIA | I “cuntaturi” nell’epoca dello storytelling

Fulvio Cama (a ds, con il bouzouky greco) e Carlo Barbera (a sn, con il chitarrino) tra la gente accorsa per l’evento di Zungri.

Poeti ambulanti e un pubblico vario e a tratti incantato, e poi le antichissime grotte di un sito rupestre tornato a vivere grazie all’estro artistico dei “canti e dei cunti” di pochi, ma validissimi “cuntaturi”. In poche righe, cercheremo di parlarvi di quanto successo a Zungri (VV), durante l’evento intitolato Stone | Festival di Cantastorie. E perché no, farvi capire che qualcosa ve la siete davvero persa. Beh, si può sempre recuperare (come? Clicca qui).

Se è vero che questa è l’epoca dello storytelling, è altrettanto vero che questa non è stata la solita kermesse musicale: nel Parco archeologico degli Sbariati si sono immaginate (e replicate) pratiche antiche e gioiose, suoni mitici provenienti da un lontano passato, che sono via via riecheggiati attraverso una due giorni che in pochi dimenticheranno. Non una pratica autonarrativa – ovvio, c’è sempre chi continua a “cantarsela e suonarsela” – ma, più semplicemente… narrativa: forse non così alla moda, ma pur sempre una ars retorica e, nel suo piccolo, oppositiva per vocazione. Come a dire: “Noi un pubblico ce l’abbiamo”.

“Le grotte raccontano”: un leitmotif scelto da Fulvio Cama, noto e apprezzato artista, che per Calabria Sona ha ideato un evento del tutto unico, coinvolgendo cantastorie provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia, proprio come Alessandro Nicolosi, Mel Vizzi, Luigi di Pino, Sara Cappello, Carlo Barbera, Natalia Silvestro, Alfio Patti e Nando Brusco.

Alessandro Nicolosi e Nando Brusco ne La grotta di Polifemo e Ulisse.

L’Odissea: un confronto tra civiltà

Il racconto della Grotta di Polifemo e Ulisse, tratto dall’Odissea, ci dice tanto di quanto accade oggi: si tratta di un archetipo di civiltà e culture che faticano a trovare un loro equilibrio. In una parola? Non comunicano e non si accettano. Ed ecco che le tante dicotomie di storie come questa riemergono grazie alle parole di Alessandro Nicolosi e alla musica di Nando Brusco che ha stupito tutti con una colonna sonora mediata da tamburi a cornice.

Fino al Medioevo (e oltre) 

Ma la storia è fatta anche di aspri duelli e scontri che mettono alla prova gli impianti valoriali degli sfidanti: e se Mel Vizi  si è esibito nel Duello dei paladini di Francia, altrettanto suggestiva è stata la sua performance ne La morte e il miliardario (opera di Ciccio Busacca) accompagnato da Carlo Barbera nei panni della morte. Testimonianza del fatto che la figura del Cantastorie non è poi così banale, anzi, al contrario, servono preparazione e tanta, tanta fatica. Degno di essere citato è anche Luigi Di Pino che ha magistralmente interpretato la sua versione de La barunissa di Carini, una storia di femminicidio diremmo oggi, ma del 1563. «Il cantastorie è attore, narratore, poeta, pittore, musicista», così dicono. E noi ci fidiamo perché, a metà Ottocento, questi “cuntaturi”, trovavano un legame essenziale tra la testualità e le immagini, tra le note e la riproduzione visiva. Non mancavano infatti i celebri “cartelloni”, disegni che replicavano alcuni frame delle storie narrate e accompagnavano le loro performance erranti.

La performance di Sara Cappello e, alle sue spalle, i collage dei cartelloni dei Cantastorie.

Un grande manifesto – un vero e proprio collage – lo si è visto anche a Zungri, e chissà se, ben presto, non possa ritagliarsi anche uno spazio per l’industria editoriale. Intanto, tra storia e antropologia, questo spazio se l’è guadagnato il bellissimo libro di Pino Cinquegrana intitolato Le grotte rupestri di Zungri (Meligrana editore), che ha scandito uno dei momenti più significativi della due giorni del festival. Un altro momento di riflessione lo ha incoraggiato Sara Cappello che ha presentato un suo studio preliminare sulle grotte e, alle stesse, ha dedicato parte del suo intervento artistico. Poi, ancora, Alfio Patti che con le sue esibizioni è riuscito a interpretare, nello stile musica, l’antica figura di aedo.

Naturalmente, non potevano mancare gli ospiti, ovvero gli artigiani e musicisti Salvatore Braccio e Monica Ruffolo della liuteria Monte Poro: con tanti e vari motivi arcaici, sono stati capaci di creare un ambiente sonoro affascinante e suggestivo allo stesso tempo. Tra loro anche Valentina Balistreri, altra artista, sempre apprezzata per la sua voce profonda e graffiante e per una splendida rilettura dell’opera della “pasionaria” e celebre Rosa Balistreri.

Non siamo così matti (e ne abbiamo le prove)

Un primo indizio del fatto che non siamo completamente matti ce l’ha dato il Touring Club che ha sponsorizzato l’evento perché ritenuto di rilevanza nazionale; il secondo invece, proviene direttamente da Poste Italiane (sì, proprio lei) che ha fatto anche di più: un’emissione limitata di un francobollo postale unico e di alcune cartoline con le immagini delle grotte di Zungri, un annullo filatelico con tanto di chitarra dei cantastorie.

 

 

Il retro della cartolina di Poste Italiane dedicata al Festival di Cantastorie di Zungri, reca le firme di tutti i protagonisti.

 

Salvatore Braccio, liutaio e musicista, in uno degli scatti più significativi dell’evento.

 

I Cantastorie sul palco di Zungri, in evidenza i loro strumenti musicali più caratteristici.

 

Un momento di festa: il gran finale con la tarantella suonata dai Cantastorie insieme sul palco.

 

A presto!

Calabria Sona

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